Terra Madre: il Piemonte conferma il suo ruolo di ambasciatore della cultura enogastronomica italiana

“La Regione Piemonte, attraverso il cibo ha favorito l’incontro e l’interazione tra culture provenienti da ogni parte del mondo. Del resto quando si viene in Piemonte ci si sente subito attratti non solo da una varietà gastronomica incredibile, ma anche da una vera e propria cultura del cibo. Non a caso questa è l’unica regione che ospita una Università interamente dedicata alla gastronomia”. Con queste parole, Edward Mukiibi Presidente di Slow Food International, spiega perché si sente orgoglioso della collaborazione con Torino e la Regione Piemonte che quest’anno ha ospitato la 14esima edizione di Terra Madre Salone del Gusto, al Parco Dora di Torino. Biodiversità, educazione e attivismo hanno guidato tutte le iniziative dell’evento, con oltre 500 tra laboratori del gusto, appuntamenti a tavola, conferenze e incontri con filosofi, economisti, attivisti, artisti e ricercatori. Tutte personalità che hanno parlato dei valori legati oggi al cibo e dell’importanza di saperli comunicare al grande pubblico.

Terra Madre è cresciuta in numeri e visibilità in questi 14 anni di vita, trovando la giusta attenzione e sensibilità in Piemonte, meta perfetta, prima di tutto, per ogni buongustaio. Torino e il Piemonte sono ambasciatori della cultura enogastronomica italiana nel mondo dalla storica reputazione, con prodotti di indiscussa qualità: dal cioccolato alla nocciola IGP al riso coltivato nelle risaie più estese d’Europa, tra Vercelli, Novara e Biella, e fino alla grande varietà di formaggi artigianali, con DOP come Castelmagno e Toma, Robiola di Roccaverano, Raschera, Murazzano, Ossolano e Gorgonzola.

Il Tartufo Bianco d’Alba

Inutile dire che la vera star tra i prodotti agroalimentari piemontesi è il Tartufo Bianco d’Alba, celebrato ogni anno in autunno nella Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba e al Mercato Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, che quest’anno si tiene dall’8 ottobre al 4 dicembre. L’oro bianco del Piemonte sa trasformare un piatto di “tajarin” (pasta fresca fatta a mano), un risotto o una porzione di carne cruda in un’esperienza gourmet. Per saperne di più su questo tesoro nascosto, il suo ambiente, le tradizioni e leggende alle quali ha dato vita si possono scegliere escursioni guidate giornaliere in piccoli gruppi, che comprendono la ricerca del tartufo e la sua degustazione in abbinamento a specialità e vini locali, oppure cimentarsi in uno dei tanti corsi di cucina o nei laboratori sensoriali organizzati sul territorio, ad esempio al Centro Nazionale Studi sul tartufo. Andare per tartufi in Piemonte significa vivere un’esperienza insolita ed emozionante a contatto con la natura, in un ambiente di grande suggestione, un abbraccio di boschi e luci serotine, guidati da un trifulau professionista e dal suo cane appositamente addestrato (in piemontese, il tabui).

Il vino

Apprezzati in tutto il mondo per le loro caratteristiche e qualità uniche, i vini piemontesi sono strettamente legati ai produttori e alla terra, allo splendido paesaggio e all’ottima ospitalità nelle tante cittadine e nei borghi medievali. Con i suoi 43.500 ettari di vigneti il Piemonte è sinonimo di vini prestigiosi come il rosso Barolo e Barbaresco, Barbera, Ghemme, Gattinara e Brachetto d’Acqui insieme al bianco Roero Arneis, Gavi, Asti Spumante e Moscato d’Asti. 18 varietà DOCG e 41 DOC, gran parte delle quali sono frutto dei Paesaggi vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato UNESCO, e formano un tesoro da degustare e regalarsi in ben 18.000 cantine e 14 enoteche regionali. Per ripercorrere la storia dell’enologia come filosofia del territorio è indispensabile una visita al WIMU, il Museo del vino di Barolo, attraverso l’innovativo percorso multimediale e i numerosi, interessanti laboratori. Degustazioni di vino e vacanza sono un abbinamento particolarmente felice in Piemonte, in particolare lungo le 7 Strade del vino, straordinaria panoramica della miglior produzione offerta da cantine, locande tipiche e ristoranti stella Michelin.

Il Cioccolato

Quella di Torino e del Piemonte con il cioccolato è una storia fatta da generazioni di maestri cioccolatieri e di irresistibili bontà, da gustare in pasticcerie e caffè storici di Torino e in tutta la regione.

Materia prima di qualità e grande inventiva hanno fatto di Torino la capitale europea della lavorazione del cioccolato sin dal ‘500, quando il cacao arriva in Piemonte con il duca Emanuele Filiberto di Savoia, al tempo al servizio di Carlo V di Spagna, primo regno ad introdurre in Europa il “cibo degli dei” dal centro America. Dal 1678, quando la bevanda diventa privilegio diffuso in vendita al pubblico, l’arte della cioccolateria torinese conquista cuori e palato in forma solida e liquida: dalle tavolette vendute “in taglio” nelle botteghe a specialità come il cremino, o Torinese, i ripieni Alpino, Favorito e Preferito, oltre a praline, tartufi e cri-cri.

L’incontro di cacao e nocciola “tonda e gentile delle Langhe” regala il Gianduiotto, il celeberrimo spicchio a barchetta rovesciata a base di pasta gianduja e primo cioccolatino venduto avvolto in carta d’oro o d’argento. Nato nel periodo di Carnevale nel 1865, prende il nome dall’omonima, rubiconda maschera simbolo di Torino.

Nelle caffetterie di alcune Residenze Reali e in molti caffè storici del centro città è gradevole attardarsi per una pausa sontuosa con la Merenda Reale, sorseggiando fumante cioccolata in tazza, nella quale intingere i baci di dama con cioccolato e farina di nocciole, fragranti diablottini (pastiglie di cioccolata) e bignole, piccoli capolavori di pasticceria da gustare in un sol boccone.

A tavola

Nelle trattorie e nei ristoranti stellati Michelin è d’obbligo gustare gli ottimi piatti locali, come la bagna cauda (salsa a base di aglio e acciughe da servire con verdure crude), il vitello tonnato (fettine di carne di vitello in salsa di tonno) e un piatto di carne cruda realizzata con la pregiata carne di Razza Bovina Piemontese, riconosciuta a livello internazionale per le sue alte proprietà nutrizionali. Tra le ricette tipiche da provare anche il brasato al Barolo e il bollito misto (carni miste bollite, tra cui sette tagli diversi di vitello più sette tagli “di supporto” e sette salse di accompagnamento). Tra le carni bianche, la Gallina bionda di Saluzzo, il Coniglio grigio di Carmagnola e il Cappone di Morozzo, tutti presidi Slow Food, come pure la Tinca Gobba Dorata di Poirino, di particolare delicatezza. In cucina anche lumache, in particolare a Cherasco e Borgo San Dalmazzo, nel Cuneese, e rane, da allevamento sostenibile nelle risaie di Vercelli e Novara. Notevolissimo l’assortimento di salumi e insaccati: dal prosciutto crudo di Cuneo DOP alle mortadelle di fegato e sanguinacci come la Mustardela delle Valli Valdesi in provincia di Torino, i salami con carne di maiale, il tipico salame cotto o il salame di Turgia e la salsiccia di Bra, oltre alla trippa di Moncalieri e alle cosce salate e stagionate (in Piemonte chiamate violini) di capra, agnello e camoscio.

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